Il Controllo del Vicinato affonda le sue radici teoriche nella Prevenzione Situazionale, i cui fondamenti scientifici sono basati sulle teorie dell'Opportunità, dell'Attività Routinaria e della Scelta Razionale.
Lo scopo della Prevenzione Situazionale è di adottare misure di prevenzione finalizzate a ridurre l’opportunità dell'evento criminale. Queste misure sono tanto più efficaci quanto più specifico è il reato su cui si vuole intervenire e quanto più precisa è la conoscenza della situazione in cui si agisce.
La teoria si concentra prevalentemente su:
• L’opportunità che rende possibile il reato predatorio.
• Le precondizioni dell’evento, piuttosto che sugli autori del reato.
• La prevenzione dell’evento, piuttosto che l’arresto e la punizione del colpevole.
La Teoria dell’Attività Routinaria, sviluppata da Lawrence Cohen e Marcus Felson, fa capo alla criminologia ambientale, che a sua volta si focalizza sulle condizioni e sullo spazio in cui si verifica un evento criminale. Secondo questa teoria, un crimine (nel nostro caso un reato predatorio) si può verificare solo se sono compresenti tre condizioni:
• La disponibilità di un bersaglio (la nostra casa).
• L’assenza di un controllore capace (la nostra scarsa sorveglianza)
• La presenza di un aggressore motivato (il ladro).
Il Controllo del Vicinato agisce esclusivamente sull’assenza di un controllore capace, restituendo ai residenti la capacità di controllare il proprio ambiente, e sul bersaglio disponibile, rafforzando gli obiettivi attraverso l’individuazione delle vulnerabilità strutturali, ambientali e comportamentali e la messa a punto di misure di prevenzione passiva mirate, con lo scopo di ridurre le opportunità per i ladri. Mentre lascia il compito di reprimere l’ aggressore alle Forze dell'Ordine.